Realtà virtuale e formazione sicurezza, il futuro è già qui?

Oggi diamo spazio a Luciano, che ha provato per noi di Ottouno Safety First una nuova esperienza, tutta da scoprire nel suo articolo in cui racconta come la realtà virtuale può essere applicata alla formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Realtà virtuale, racconto di una giornata con il team di Virtual Safety Lab
Un caschetto e due joystick modello Oculus Quest 2 di Oculus (azienda acquistata qualche anno fa da Facebook), detta così è ovviamente riduttivo considerando quanta tecnologia c’è dietro, e mi sono ritrovato a scivolare (virtualmente) da un tetto su cui ero salito per montare un’antenna.
Un’esperienza nuova che traccia una strada per tutti coloro che operano nel campo della formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il primo impatto per chi come me ha superato gli anta non è stato semplicissimo ma sono bastati (letteralmente) 5 minuti per entrare in un mondo completamente nuovo e coinvolgente.
Ma partiamo dall’inizio.
Ricevo una mail che mi invita ad una dimostrazione e li per li mi chiedo se non sia il solito spam camuffato da innovazione tecnologica, poi leggo meglio, ne parlo col mio capo e decidiamo che vale la pena approfondire. Non sarà una mattinata sprecata.
Prenoto un incontro con 2045 Safety Training (la startup ha cambiato nome ed ora si chiama Virtual Safety Lab) presso i loro uffici di Como Next, parco tecnologico nato come incubatore di nuove aziende, ubicato in un ex cotonificio nel centro di Lomazzo, paesino della bassa comasca.
Breve introduzione di Alberto Massironi (socio fondatore), da cui emerge subito l’estrema competenza e professionalità, nonché la disponibilità a chiarire ogni aspetto o dubbio sia pratico che tecnico, e subito io e gli altri due ospiti veniamo catapultati in un mondo parallelo.
I primi 5 minuti sono molto ludici e servono a prendere confidenza con una tecnologia estremamente coinvolgente ma, almeno per me, completamente nuova. Poi si passa al clou della dimostrazione.
Indosso il visore e impugno i joystick. Mi trovo catapultato in una simulazione di quelle che sono le potenziali situazioni di pericolo nei luoghi di lavoro. Impressionante è il primo aggettivo che mi viene in mente, avevo già sentito parlare di realtà aumentata e visori 3D ma non mi aspettavo tutto questo.

Dicevo del tetto prima, la sensazione di scivolare giù era talmente reale che mentre succedeva ho piegato le ginocchia come se dovessi attutire il colpo. Sono sbalordito, tutto talmente “vero” da lasciarmi senza fiato. Non avevo indossato i DPI anticaduta e questo mi ha messo in una situazione di pericolo. La paura era reale ma per fortuna grazie all’esperienza virtuale non mi sono fatto nemmeno un graffio. Ma che brutta sensazione per un momento!
Mi sono bastati quei pochi momenti per provare ad immaginare tutte le possibili applicazione della realtà virtuale per la formazione dei lavoratori, ma non solo.
Formazione sicurezza mediante la realtà virtuale, è questo il futuro?
Il vecchio nome della startup – 2045 Safety Training – richiama ad un futuro distante si, ma non così lontano. Dopo questa esperienza non credo dovremo aspettare molto per vedere applicata diffusamente la realtà virtuale alla formazione ed addestramento dei lavoratori. E’ infatti già oggi possibile avvalersi dei sevizi di realtà come Virtual Safety Lab e di altre aziende che lavorano nel settore.
I recenti incidenti mortali saliti agli onori delle cronache certamente hanno smosso, come spesso accade sull’emotività del momento, le coscienze un pò di tutti, in parte anche di noi di Ottouno Safety First che operiamo da anni nel mondo della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro e siamo alle prese tutti i giorni con questi argomenti.
La ricerca delle cause di questi infortuni è spesso riconducibile ad una carenza di formazione dei lavoratori. Ecco che l’utilizzo di un nuovo metodo formativo, che non può certamente sostituire la classica formazione e l’addestramento, ma la può benissimo affiancare, può offrire diversi vantaggi.
Realtà virtuale per la formazione, pro e contro
Dopo questa mia prima esperienza, ecco i motivi per cui vale la pena usare la realtà virtuale come approccio per fare formazione ed addestramento nei luoghi di lavoro, ed anche gli aspetti che possono essere migliorati.
#1 – Corsi sulla sicurezza più coinvolgenti e meno noiosi
Se per molti imprenditori, per fortuna non tutti, i corsi sulla sicurezza sono visti solo come un costo e non un investimento, spesso anche da parte dei lavoratori si riscontra poca voglia di partecipare agli eventi formativi sulla sicurezza. Soprattutto quando i formatori sono poco coinvolgenti, non riuscendo a rendere i corsi interessanti.
Certamente si assiste negli ultimi anni ad un miglioramento generale, grazie anche alle nuove tecniche comunicative e comportamentali che consentono l’erogazione di una formazione più efficace. Ma non sempre questo è sufficiente a creare lato lavoratori quella voglia di partecipare a quel corso.
Ecco che l’applicazione delle tecniche di realtà virtuale alla formazione sulla sicurezza negli ambienti di lavoro può contribuire a rendere i corsi più coinvolgenti ed interessanti. E siamo solo agli inizi, chissà cosa ci riserverà il futuro.
Penso sia anche riduttivo chiamare questa esperienza corso, piuttosto lo considero un imparare facendo, provando nel campo simulato una situazione lavorativa che mi troverò ad affrontare nel mondo reale.
#2 – L’addestramento per affrontare contesti ad alto rischio
Come ho già raccontato la mia prima esperienza mi ha portato a scivolare da un tetto.
Quante sono ancora oggi le morti nell’edilizia per caduta dall’alto? Il fattore legato alla carenza di formazione (ed addestramento) è spesso la principale causa. La possibilità di simulare queste situazioni, apprendendo le tecniche che consentono di lavorare in sicurezza in tali condizioni, può fornire un modo efficace per saper fare e saper essere sui luoghi di lavoro. Senza dimenticare la possibilità di testare le tecniche di salvataggio in questi contesti, come ad esempio recuperare una persona, munita di DPI, caduta da un ponteggio, al fine di consentire una corretta gestione degli scenari emergenziali.
Dai lavori in quota all’accesso ad ambienti confinati o a sospetto rischio di inquinamento, dall’utilizzo di macchinari e mezzi pericolosi allo svolgimento di attività anche meno pericolose come quelle d’ufficio sono molteplici gli ambiti applicativi che possono essere simulati con la realtà virtuale.
#3 – Provare la paura di una situazione reale
La sensazione di paura provata mentre scivolavo dal tetto era reale. Impressionante da quanto sembrava di essere per davvero li, in quel momento.
Cosa può significare per un lavoratore provare in prima persona questa sensazione di “paura”. Questa sorta di “shock positivo” può sensibilizzare le persone più di tante ore passate dietro ad una scrivania. Il test sul campo immaginario di una situazione reale simulata può far capire a chi lavora che la vita è una sola e non vale la pena metterla in “discussione”. Neanche per un lavoro di pochissimi minuti svolto senza l’uso dei dispositivi di sicurezza necessari.
#4 – Possibilità di creare scenari adatti ad ogni contesto
Al momento del mio test la startup Virtual Safety Lab disponeva di una serie di scenari tipo, in continuo aumento ed aggiornamento.
Ma il vero vantaggio è la possibilità, lato software, di ricreare gli scenari lavorativi di ogni giorno, specifici per ogni azienda. Una personalizzazione che di fatto non ha limiti, consentendo una serie di vantaggi per le aziende, penso ad esempio all’ottimizzazione dei processi produttivi che possono continuare mentre i neoassunti vengono formati virtualmente. Utilizzabile in sostanza da ogni realtà, dalla grossa azienda chimica ad un piccolo ufficio, dagli Enti di soccorso all’impresa specializzata in lavori su fune.
#5 – Valorizzare le risorse umane sul lavoro
La valorizzazione delle risorse umane è uno degli aspetti su cui ogni imprenditore dovrebbe battersi ed investire. Il miglioramento delle competenze, mediante l’uso di tecniche moderne di formazione ed addestramento, può certamente contribuire a creare un ambiente lavorativo sano, un posto dove sentirsi a casa propria.
L’obbligo della formazione visto come mero adempimento formale può quindi essere sfruttato in modo proattivo per sviluppare una mentalità che porti ad assumere comportamenti sicuri, con un nuovo approccio e visione della sicurezza sui luoghi di lavoro.
#6 – Aspetti che possono essere migliorati
Dopo aver descritto alcuni tra i vantaggi nell’uso di questa tecnologia, ecco agli aspetti negativi o che possono essere migliorati.
Per le realtà più piccole con fatturati limitati i costi da affrontare potrebbero rappresentare un ostacolo iniziale. L’investimento non è alla portata di ogni tasca come tutte le nuove tecnologie che si affacciano sul mercato. Probabilmente col tempo questa problematica sparirà grazie alle economie di scala ed alla riduzione generale delle spese. Ad oggi la ritengo più adatta per aziende medio-grandi, che possono dedicare un budget adeguato alla sicurezza sul lavoro ed alla formazione ed addestramento dei lavoratori.
Un altro punto su cui poter lavorare potrebbe essere la qualità grafica. Per favorire la portabilità e la maneggevolezza le simulazioni vengono caricate su Oculus Quest 2 che non avendo cavi ha un sistema meno potente rispetto a quelli connessi fisicamente ai personal computer.
In conclusione
L’esperienza è stata molto interessante e credo che in un futuro non molto lontano questa tecnologia diventerà parte integrante della formazione, ma soprattutto, addestramento dei lavoratori. Certo, non potrà sostituirla in tutto e per tutto ma sarà un valido supporto soprattutto in alcuni casi specifici.
Già oggi è una tecnologia che consiglio assolutamente di provare!
Contattaci per un preventivo
0 Comments